Personale di Andrea Chisesi dedicata a Napoli.
Dal 06 febbraio al 27 febbraio 2020 presso l'Istituto Italiano di Cultura.
Hermann-Schmidt-Str. 8, 80336 Monaco di Baviera
https://iicmonaco.esteri.it/iic_monaco/it/gli_eventi/calendario/2020/02/street-home.html
Napoli, immagini, contaminazioni dalla strada alla casa
L’artista Andrea Chisesi celebra la città di Napoli attraverso le sculture classiche
La mostra, dedicata alle origini e storia della città, è un omaggio ad una metropoli in continua evoluzione ma con radici ben salde tra mito e realtà, presenterà opere che intendono riproporre un itinerario dalle radici alla modernità della cultura contemporanea napoletana.
Tutte le opere, eseguite attraverso le sue “fusioni”, realizzate con pitture, fotografie e inserti cartacei di manifesti raccolti in strada, testimoniano la vita cittadina, raccontano attraverso le sculture presenti nei poli museali della città la magnificenza nei secoli.
“La luce ed i colori che nelle strade di Napoli si raccontano, le stratificazioni, i materiali e colori più vari, come carta, gesso, cemento o legno sui quali si legge il segno del tempo, delle stagioni, degli amori, nelle opere degli street art che sovrapponendosi e sbiadendo giorno dopo giorno sfuggono all’occhio disinteressato o inesperto diventano frammenti di immagini che raccontano meglio di molte parole o di una sola immagine uno spaccato di città e di vita – racconta Andrea Chisesi -. Voglio cogliere, selezionare e fondere questo tessuto con i miei soggetti, persone e personaggi che fanno parte di questa città dallo scugnizzo a San Gennaro.”
Vernissage: 6.2.2020, ore 18.30
Durata della mostra: 7.2.-28.2.2020
Orari di apertura: lunedì - giovedì: ore 10-13 e 15-17; venerdì: ore 10–13.30
Immagine: Sofia by Andrea Chisesi, © Andrea Chisesi
Informazioni
“ voglio cogliere, selezionare e fondere questo tessuto con i miei soggetti, persone e personaggi che fanno parte di questa città.” Andrea Chisesi
La poetica di Andrea Chisesi
“Secondo la cultura occidentale cui appartengo, tutto ha un ciclo, una durata che inizia con la nascita e nella morte trova il suo compimento. Per me non è così. Mi piace pensare in modo diverso, rifacendomi al pensiero orientale, dove tutto scorre senza tempo. Ho un tarlo in testa ed è lo scorrere del tempo, il mio rovello principale” (Andrea Chisesi)
Nel nostro ordine di pensiero, quello europeo, la vita umana e la filosofia si sono sempre occupate a cercare di comprendere, e più spesso, di controllare il tempo. Sembra una costante comune perché in alcune fasi della vita lo si percepisce con timore, in altre lo si vorrebbe anticipare. Prendiamo la vita di un adolescente: è un continuo bisogno di crescere in fretta per avere le possibilità e le libertà degli adulti, mentre più avanti, negli anni della maturità, invece, si inizia a sentire il tempo diversamente, si sente come qualcosa che è trascorso troppo velocemente, che ci è sfuggito di mano. Paradossalmente per tutta la durata della vita ci si interroga di continuo sul tempo e su come impiegarlo.
“Mi affascina pensare al laborioso sforzo che ogni essere umano produce nella speranza che un domani, vicino o lontano, rimanga traccia della propria esistenza. Il tempo combatte contro il principio dell’immortalità che l’uomo tenta di raggiungere”. (A. Chisesi)
I tentativi anche quelli più patetici di bloccare il tempo, di fermarlo in un istante magico, si scontrano con la realtà contingente che a volte porta cambiamenti inevitabili, a volte inaccettabili.
In fondo tutto appartiene al tempo. Il risultato del suo scorrere scandito dal ticchettio di un orologio perpetuo è come un’erosione. Il cambiamento che esso produce e l’appartenenza alla natura delle cose mutevoli si traducono sempre in altro.
Il filosofo dell’antichità, Platone, definisce il tempo come «immagine mobile dell’eternità» . Nella dottrina platonica, infatti, il tempo è misura solo del movimento del mondo materiale della generazione e della corruzione, in cui hanno senso i concetti di passato e di futuro. Diversamente per Seneca, il tempo è la vita stessa, quella che individualmente ciascuno decide (o non decide) di trascorrere in piena coscienza. Solo sullo sfondo sta la concezione tecnica dell'antica scuola stoica per la quale il tempo era “un'estensione connessa al movimento del cosmo” (Crisippo, II. 509).
Questa rete di connessioni che lega la sensazione temporale al continuo fluire dell’universo è alla base del lavoro di Andrea Chisesi, restituita ancora meglio dal concetto di relatività elaborato da Einstein, una teoria tanto valida che già allora aveva sconvolto il concetto di tempo cui si rifecero per sempre tutti i pensatori ed artisti.
“Quando mi chiedono informazioni sul mio procedimento di lavoro, quale opera ho realizzato per prima o cosa collega un fuoco ad una fusione, mi piacerebbe poter spiegare esattamente questa connessione di tempo. Alla base c’è l'intuizione della rappresentazione della modalità secondo cui i singoli eventi si susseguono e che sono in rapporto l'uno con l'altro (per cui essi avvengono prima, dopo o durante altri eventi)”. (A. Chisesi)
Queste connessioni, apparentemente diverse e varie tra loro, ma contemporaneamente connesse grazie all'operato di Andrea che scansiona il tempo in diverse fasi, spiegano le ragioni per cui lui dipinge contemporaneamente anche 10\15 tele. Per l’artista sono un supporto, pronto a ricevere una consuetudine di elementi materici più vari.
La stesura di un colore o la stratificazione di alcuni manifesti che egli stesso stacca ed incolla sono traccia di un passato autentico. Non a caso la sovrapposizione casuale dei manifesti strappati dai supporti urbani pubblicitari hanno per lui una autenticità storica di un presente già passato, non sono un artificio ricostruito dall’artista, ma un’autentica traccia sociale.
E con il tempo si allinea anche il ricordo.
“Le opere d’arte più belle al mondo sono la cosa che preserverei più della vita stessa”- sostiene l’artista- che attinge sia dal suo passato di fotografo che da immagini elevate a patrimonio dell’umanità. Questa eredità visiva, noi oggi, abbiamo il diritto di renderla propria. Esattamente come la Primavera di Botticelli che dal primo ’400 diventa contemporanea se considerata all’interno di una trasposizione recente in una nuova vita, la sua identità è switchata sulla tela e con essa il ricordo dei valori del passato diventa presente.
Per questo le opere di Andrea hanno una valenza “ematomica”: le sue produzioni non solo appartengono alla poetica della connessione tra passato e presente, ma rappresentano una mappa “cromosomatica” della società attuale, una società che attinge dal passato per ricordarsi del presente come sintesi di una trasfusione di dati.
Tecnica pittorica
La sua tecnica pittorica nasce dall’amore per Klimt, che lo ha spinto a ricercare immagini oniriche che solo con la fotografia o solo con la pittura non erano complete. Le prime “Fusioni” termine con il quale definisce la sua tecnica, nascono prettamente dal digitale, come una sorta di collage tra scatti di opere pittoriche e scatti di personaggi, nelle prime fusioni il rapporto tra pittura e fotografia è paritario poiché nessuna delle parti prevale ed il risultato ne è la stampa. In un secondo momento, l’artista comincia ad aggiungere il colore modificando e sovrapponendo la pittura alla fotografia. Questa tecnica è stata utilizzata da molti artisti ed è sicuramente una tecnica conclamata e sempre utilizzata fin dagli esordi della fotografia.
Il suo percorso comincia a staccarsi dalla “ foto digitale ritoccata “ quando sperimenta i suoi singolari supporti. Dipinge la tela come se fosse uno scenario con vari tipi di materiali: gesso di bologna, acrilici, giornali o poster, stratificazioni di pitture foglia oro che hanno come obbiettivo quello di creare una texture per accogliere l’immagine fotografica.
Andrea spiega che la fotografia nasce con il concetto di stampa su bianco e che ciò che viene stampato sul nero non esiste. Quindi inizia un vero e proprio progetto immaginario su cosa vuole togliere dall’immagine e cosa vuole mettere in evidenza, dal momento in cui sa che il bianco mantiene l’immagine ed il nero la nega. Nasce cosi la prima fusione tra pittura e fotografia e non tra fotografia e pittura. Successivamente con l’immagine impressa sulla pittura e quindi con la prima parte della fusione decide dove e come intervenire per dare maggiore potenza od equilibrio all'opera.
Questa tecnica è in continua sperimentazione poiché cambiando la preparazione pittorica anche con la stessa immagine l’opera ha un aspetto ed una soluzione completamente diversa, la fotografia si rimette al servizio della pittura e non diventa una guida come storicamente è successo, ma diventa filtro, diventa uno strato trasparente che si adagia alla pittura e ne detiene i volumi. L’intervento successivo dell’artista rafforza o appiattisce volumi, colori e forme assecondando il suo volere.
Il dècollage
E’ l’esito finale di una serie di sottrazioni, di ritagli e lacerazioni, nello specifico di manifesti pubblicitari scollati dai muri delle strade. Il dècollage è Mimmo Rotella, appartiene agli anni ’50. Chisesi pur partendo dallo stesso procedimento, pur utilizzando lo stesso gesto dell’artista pop, produce soluzioni del tutto diverse. Sebbene la tecnica sia simile e sebbene rievochi qualcosa di già noto, nonostante le connessioni visive tra i due artisti siano inevitabili, il parallelo ne deformerebbe la realtà oggettiva portando ad una conclusione errata. Chisesi non scopre nella strada, come fa l’artista catanzarese, il luogo dell’immagine. Il suo posto è la nostalgia dell’immagine, il luogo di Andrea è nel ricordo. Un ricordo che Andrea appone all’immagine. O forse è piuttosto l’immagine nuova che si appone al ricordo? Quale che sia, Andrea non sente la necessità di sfruttare l’altra faccia, il retro d’affiche, ovvero quelle opere realizzate utilizzando il recto dei manifesti, la parte che presentava tracce non volute, “errori”, colla, ruggine, residui vari. Non ha bisogno di mostrare lo strappo dietro, celando una delle sue facce. L’artista a noi contemporaneo è più sfrontato nel modo di procedere : utilizza il décollage per esaltare la memoria del tempo. Strato su strato, il manifesto incollato all’altro, anche se appartenente a un’epoca diversa, lontana, è il risultato di un ribaltamento di temporalità, il presente si avvicenda al passato e viceversa. L’operazione artistica di Andrea Chisesi quindi è ancora più potente, poiché così facendo sembra voler manipolare le due dimensioni del Tempo, il passato e il presente. Forse accostandole così da vicino paradossalmente le supera entrambe. Nello strappo, il ricordo della réclame o della propaganda passata riaffiora inevitabilmente, e con essa il valore del tempo.
Perché nello strappo il momento vissuto dal manifesto viene subito coperto da un altro. Questa stratificazione tuttavia non viene negata, al contrario viene custodita, come in uno scrigno, nella sua essenza. Nella serie delle Maternità, un omaggio dedicato al pittore francese Bouguereau, le Madonne sono l’immagine delle donne del nostro tempo. Donne perse dietro alle vetrine, donne che dimenticano se stesse giocando con l’effimero, col finto, condizionato bisogno consumistico, vittime inconsapevoli di una società malata che le vuole sempre ombra, sempre subalterne. Nell'operazione vitale di Chisesi diventano le paladine della salvezza, le staffette che portano la vita e il suo valore.
I fuochi
Altro soggetto a lui noto è la realizzazione di Fuochi d’artificio, l’artista definisce: “I fuochi sono il mio ricordo più caro da bambino, quando mio padre mi portava dai nonni a Palermo per le feste. Rimanevo affascinato dall'esplosione di colore e dai giochi pirotecnici che a Milano non avevo mai visto”. Il fuoco è la vita stessa, continua Andrea, l’ attimo, il ciclo che perpetuamente si ripete. La vita, come un artificio, ti stupisce e ti lascia meravigliato, è l’istante della massima estensione dell’esplosione, è dinamismo dei colori che riecheggiano sulla pelle. Nel momento in cui vedi il suo massimo splendore il fuoco si è già spento è finito, così la vita. Nelle opere di Andrea sotto ogni fuoco c’è l’uomo, la coppia, la famiglia o il popolo, personaggi che assistono all’artificio della loro vita insieme. Nella realizzazione del fuoco egli prepara il fondo con i colori della notte, inizia a dipingere la tela con la tecnica dello sgocciolamento, gli schizzi sono bianchi perché la luce è bianca, poi interviene con il colore e definisce le parti. Altri sono i fuochi bianchi, rossi o neri, il soggetto è il fulcro, la sua sapiente capacità di calibrare la caduta del colore sulla tela e la densità della materia, sono la palese capacità di Andrea di dominare la goccia, dall'alto definisce il centro del fuoco, costruendo goccia su goccia la sua impalpabile dimensione dal nucleo all'aurea.
Biografia
Andrea Chisesi nasce a Roma nel 1972, all’età di due anni Andrea e la sua famiglia si trasferiscono a Milano, qui frequenta il Liceo Artistico e il Politecnico. Nel 1998 apre il suo studio “Andrea Chisesi photographer” in Porta Venezia, studio nel quale si occupa principalmente di fotografia ma nel quale inizia a sperimentare quella tecnica che lui stesso definirà “Fusione” tra pittura e fotografia.
Dal 1998 al 2008 , la fotografia di ritratto sarà per l’artista l’attività principale che lo porterà a pubblicare su prestigiose riviste come Vogue, Vanity fair, Max, Rolling Stone e a ritrarre nel suo studio e sui set cinematografici personaggi tra cui attori, scrittori, musicisti di fama mondiale come Harvey Keitel, Robbie Wiliams, Ken Follet, Steven Tyler e molti altri.
Nonostante i suoi successi in campo fotografico Andrea Chisesi non ha mai smesso di dipingere, sperimenta le sue prime “Fusioni” tra pittura e fotografia e continua la sua ricerca iconografica nella pittura pura.
Nel 2008 apre il suo atelier di pittura in via Piranesi a Milano. Fusioni e Vortici sono i suoi due percorsi, che porta avanti parallelamente. Il primo percorso necessita di una rigorosa progettualità, la tela viene preparata pittoricamente per accogliere la fotografia, successivamente continua ad essere dipinta. Il secondo al contrario, da libero sfogo a quella istintività ed al gesto che l’artista dal 2008 porterà davanti al pubblico con le sue live performance.
Proprio questa esigenza di essere rapido, incisivo nel tratto, davanti ad un pubblico attento lo portano ad adottare la tecnica del dripping, anche nella realizzazione di soggetti figurativi. Anche se apparentemente molto diversi i due percorsi di “Fusione” e di pura pittura si intrecciano soprattutto nella fase preparatoria delle opere.